L’approccio Motivazionale
Fa riferimento al modello Transteorico di cambiamento di Prochaska e di Di Clemente che enfatizza la natura dinamica del comportamento, il ruolo del tempo e una valutazione costi benefici.
Secondo la teoria motivazionale vi sarebbero diversi stadi che compongono il processo di cambiamento: lo stadio precontemplativo, la persona non considera neppure la possibilità di cambiare; il contemplativo, incomincia ad emergere una consapevolezza parziale del problema e la persona si trova in forte ambivalenza; lo stadio della determinazione, che gli autori definiscono “una finestra di opportunità” in cui la persona valuta la strada migliore per raggiungere il cambiamento; lo stadio dell’azione, in cui si agiscono i primi passi verso l’obiettivo; il mantenimento, è lo stadio in cui bisogna sostenere il cambiamento attraverso l’attuazione di abilità e strategie volte al mantenimento dell’astinenza ed infine la ricaduta, che può far parte del processo di cambiamento, ma che non ne implica il fallimento.
Questo modello fa riferimento più in generale ad una prospettiva che mira a promuovere la salute e prevenire possibili comportamenti a rischio, andando ad implementare e fortificare quelle capacità e risorse che favoriscono comportamenti maggiormente sani ed adattivi. L’obiettivo che ci si prefigge è quello di aumentare i “fattori di protezione”, quella che viene chiamata resilienza (forza d’animo), termine con cui si indica la capacità di flessibilità, adattamento e resistenza a situazioni di ansia e stress e che si configura come risultato dell’interazione tra risorse individuali (autoefficacia) e aspetti contestuali (rinforzo positivo e negativo).
L’intervento dell’Aliseo utilizza tale modello per aiutare le persone con problemi di dipendenza alcolica ad acquisire e costruire dentro di sé una motivazione al cambiamento, lavorando quindi sull’astinenza o, in alcuni casi, sulla riduzione del danno.
L’approccio Psicodinamico
L’orientamento psicodinamico è utilizzato nei termini di un’ esplorazione delle cause e delle motivazioni inconsce che sono alla base dei comportamenti di abuso e che sono direttamente correlati alla propria storia psichica, così come si è evoluta nel corso della vita, in relazione al contesto familiare e sociale. Elaborando il ruolo assunto dalla sostanza nella propria vita, attraverso ciò che è definita un’analisi funzionale dell’alcol, si può aumentare la comprensione di sé e di conseguenza promuovere un processo di cambiamento. Il percorso terapeutico si propone più finalità: da una parte raggiungere e mantenere l’astinenza, dall’altra migliorare e accrescere il benessere e la qualità della vita attraverso l’aumento dell’autostima e della sicurezza in sé stessi, l’accrescimento della consapevolezza delle proprie risorse e limiti, lo sviluppo dell’assertività, la gestione delle emozioni proprie e altrui, il miglioramento della capacità di comunicare e relazionarsi in modo positivo ed efficace con gli altri, etc.
L’approccio Cognitivo Comportamentale
Nei disturbi da abuso di sostanze, compreso l’alcolismo, diversi studi hanno dimostrato che la terapia cognitivo comportamentale può essere considerata un approccio valido ed efficace sia nel raggiungimento iniziale dell’astinenza che nel cambiamento a lungo termine. Secondo la TCC le emozioni ed i comportamenti delle persone sono influenzati dalla percezione degli eventi che li circondano, ossia, non è la situazione in sé a determinare direttamente ciò che le persone provano, ma è il modo in cui esse interpretano certe esperienze. Alcuni assunti base possono essere così riassunti:
- Il comportamento umano è frutto di un apprendimento;
- Occorre lavorare su un “disapprendimento” utilizzando gli stessi meccanismi con cui il paziente ha imparato ad usare le sostanze;
- Un trattamento adeguato deve passare attraverso un assessment (valutazione) adeguato (individuale e sociale);
- La pratica è una componente centrale ed essenziale del trattamento(solo così i pazienti possono capire se le nuove abilità funzionano o meno);
Gli obiettivi della TCC sono:
- Riconoscere il craving (desiderio di bere);
- Prevenire eventuali ricadute;
- Sperimentare nuove tecniche di fronteggiamento;
- Facilitare l’esplicitazione delle ricadute;
- Sensibilizzare i famigliari al tema della ricadute tramite un approccio psico-educazionale;
L’Approccio Sistemico Relazionale
L’importanza del coinvolgimento della famiglia nel trattamento dell’alcolista ha radici riconosciute e note. La famiglia è intesa come un sistema composto da persone in relazione tra loro e in cui il cambiamento in un punto del sistema, provoca cambiamenti in tutti gli altri punti e nel sistema nel suo insieme. La famiglia è considerata un sistema relazionale in equilibrio tra la tendenza alla stabilità e la tendenza al cambiamento. Le famiglie funzionali o disfunzionali sono allineate lungo un continuum, la famiglia non è un costrutto statico, ma in continuo cambiamento, deve cioè avere la capacità di adattarsi ai cambiamenti e di creare nuove modalità relazionali nelle varie fasi di evoluzione.
Il percorso terapeutico non può quindi prescindere dall’affrontare la tematica delle relazioni che l’utente ha relativamente al suo sistema familiare di origine e a quello costituito. Partendo da tale assunto, i percorsi terapeutici dell’associazione possono vedere coinvolti i famigliari delle persone alcoldipendenti (in base agli obiettivi e ai bisogni concordati con la persona alcolista nel trattamento terapeutico).