Il consumo di un bicchiere di vino a tavola può essere considerato in Italia, come in molti Paesi occidentali, parte integrante dell’alimentazione e in generale della vita sociale. Nel corso degli anni, tuttavia, a fianco al tradizionale consumo moderato sono comparsi modelli di consumo diversi, quali il consumo eccessivo episodico soprattutto lontano dai pasti.
Questo nuovo modello di consumo, caratterizzato da poli-consumo indiscriminato di vecchie e nuove bevande alcoliche e superalcoliche, ha modificato radicalmente le tradizioni mediterranee del bere sociale, creando notevoli problemi sociali e sanitari. Dal punto di vista culturale, negli ultimi anni l’Italia, si sta spostando verso modelli di assunzione anglosassoni, con l’immagine del “bevitore urbano” che assume alcol per alleviare la tensione e lo stress della vita quotidiana.
Ogni generazione ha la sua bevanda prevalente di riferimento di rischio alcol-correlato: il vino per gli anziani e gli adulti, la birra e gli aperitivi alcolici per i giovanissimi e i meno giovani. Tra le abitudini emergenti e consolidate, c’è il consumo fuori pasto, diffuso nei luoghi di aggregazione, tra le giovani generazioni. Il fenomeno del binge drinking è la pratica di consumare diverse bevande alcoliche in un breve arco di tempo. Tale modalità di consumo può esporre la popolazione a rischi alcol correlati inerenti soprattutto la sicurezza sociale, quando il consumo avviene in contesti quali la guida e il lavoro.
Tale modello deriva dalla cultura anglosassone e sta trovando sempre più diffusione nelle modalità del bere giovanile. A partire dal 2003 questo fenomeno si è diffuso stabilmente tra i giovani di 18-24 anni, registrando un costante aumento in entrambe i sessi che nel 2014 ha toccato il 22% degli uomini e l’8,7% delle donne.
Il bere problematico tra i giovani è in aumento, per l’Istituto Superiore di Sanità l’alcol è la prima causa di morte per i giovani tra i 15 e i 29 anni e costituisce il primo fattore di invalidità, mortalità prematura e malattia cronica fra i giovani.
I comportamenti dei giovani vanno monitorati con particolare attenzione, proprio in quanto possono causare conseguenze sia a livello sanitario, come condizioni patologiche estreme quali intossicazione acuta alcolica e l’alcoldipendenza, sia a livello psico-sociale con il peggioramento del rendimento scolastico, la frequenza allo studio, manifestazioni di aggressività, violenza, deterioramento delle relazioni sociali e difficoltà a livello di gestione delle emozioni.
L’ISTAT ha rilevato la preoccupante associazione tra il binge drinking, l’assidua frequentazione di discoteche e il relativo utilizzo di autoveicoli, fatto che evidenzia il rischio elevato di incidenti automobilistici a cui sono sottoposti i giovani. Tra i giovani di 18-24 anni che frequentano assiduamente le discoteche sono più diffusi il consumo abituale eccedentario ed il binge drinking (32,4%) rispetto ai coetanei che non vanno in discoteca (7,6%).
Per valutare il grado di rischio per la salute connesso all’assunzione di bevande alcoliche vengono presi in considerazione sia il consumo abituale di vino, birra o altri alcolici che supera le quantità raccomandate (consumo abituale eccedentario), secondo quanto proposto nei nuovi livelli di assunzione di riferimento di nutrienti (LARN-vedi nota*), sia gli episodi di ubriacatura concentrati in singole occasioni (binge drinking). Per i ragazzi al di sotto dei 18 anni qualsiasi tipo di consumo viene considerato a rischio per la salute, in quanto i giovanissimi non sono ancora in grado di metabolizzare adeguatamente l’alcol.
Nel 2014, sono 8 milioni e 265 mila le persone di 11 anni e più che eccedono rispetto alle raccomandazioni per non incorrere in problemi di salute (consumo abituale eccedentario e binge drinking), di cui 5 milioni e 955 mila maschi e 2 milioni 310 mila femmine. Il consumo abituale eccedentario riguarda il 15,5% degli uomini e il 6,2% delle donne, il binge drinking il 10% degli uomini e il 2,5% delle donne. Comportamenti non moderati nel consumo di bevande alcoliche si osservano più frequentemente tra gli ultrasessantacinquenni (il 38% uomini e l’8,1% delle donne), tra i giovani di 18-24 anni (il 22% dei maschi e l’8,7% delle femmine) e tra gli adolescenti di 11-17 anni (rispettivamente il 21,5% e il 17,3%) (Prospetto 10).
Nelle classi di età anziane il tipo prevalente di comportamento a rischio è pressoché coincidente con un consumo abituale di vino soprattutto durante il pasto, che supera però le quantità raccomandate (59,6% degli uomini e 83,1% delle donne). La presenza molto elevata di anziani tra i consumatori non moderati va anche messa in relazione con la possibile non conoscenza da parte di questo segmento di popolazione della quantità di alcol da consumare senza incorrere in rischi per la salute (per la popolazione di 65 anni e più già una quantità di 2 o più unità è considerata a rischio).
Se si considerano i giovanissimi di 11-17 anni, la quota di quanti hanno un comportamento non moderato nel consumo di bevande alcoliche è pari a 19,4%. Anche in questa fascia di età si osservano differenze di genere, ma meno evidenti che nel resto della popolazione (le percentuali rilevate sono pari al 21,5% per i maschi e al 17,3% per le femmine). Tra gli 11-17enni, il 4,3% è maggiormente a rischio perché ha un consumo giornaliero di bevande alcoliche, oppure l’abitudine al binge drinking o un consumo fuori pasto almeno settimanale; il 15,1% ha un consumo più occasionale (beve almeno una bevanda alcolica nell’anno o ha un consumo fuori pasto occasionale). Tuttavia, va sottolineato che tra i ragazzi di questa fascia d’età anche il consumo di una sola bevanda alcolica durante l’anno viene considerato a rischio per la salute.
L’abitudine al binge drinking riguarda l’1,3% degli 11-17enni, con valori sovrapponibili tra maschi e femmine; le ubriacature raggiungono invece, già tra i 16-17enni, livelli pari a quelli medi della popolazione (6,1%). L’abitudine da parte dei genitori ad avere almeno un tipo di comportamento a rischio nel consumo di bevande alcoliche sembra influenzare il comportamento dei figli. Infatti, il 22,8% dei ragazzi di 11-17 anni che vivono in famiglie dove almeno un genitore adotta comportamenti a rischio nel consumo di alcol ha abitudini non moderate nel bere alcolici, mentre tale quota scende al 18,7% tra i giovani con genitori che non bevono o consumano alcolici in maniera moderata.
*Recenti evidenze scientifiche hanno permesso di rivedere i limiti del consumo abituale di bevande alcoliche da non superare per non incorrere in problemi per la salute. Le raccomandazioni relative ai nuovi limiti pubblicati dal Ministero della Salute e acquisiti dai nuovi “Livelli di assunzione di riferimento di nutrienti” (LARN) ribadiscono la necessità di non superare mai le quantità definite a minor rischio (lower-risk drinking) per non incorrere in problemi per la salute. In particolare, per le donne adulte e gli anziani di 65 anni e più il consumo giornaliero non deve superare una UA (UA = 12 grammi di alcol puro), per gli uomini adulti il consumo giornaliero non deve superare le 2 UA al giorno, mentre sotto i 18 anni qualunque consumo deve essere evitato. Inoltre, la tollerabilità all’alcol può essere compromessa anche da condizioni di salute, assunzione di farmaci o altri fattori individuali. Tali soglie sono dunque destinate a ridursi per le persone con problemi di salute o che presentano situazioni particolari.