Fino al XIX secolo l’acqua è stata considerata nella società occidentale sostanza inadatta al consumo. Il rifiuto dell’acqua come bevanda è unanime da parte delle civiltà più antiche, come quella egizia, babilonese, ebraica, assira, greca e romana, secondo cui essa poteva provocare malattie acute e croniche o addirittura mortali.
I metodi di depurazione dell’acqua erano ignoti e, a differenza di quanto avveniva in Oriente, dove l’acqua era bollita per preparare il tè, in Occidente i vantaggi derivanti dalla bollitura non erano conosciuti.
Erano quindi il vino e la birra le principali bevande usate da tutti a prescindere dall’età anche perché il loro tasso alcolico era molto basso e quindi gli effetti nocivi erano minori.
Prima che la patata si affermasse come alimento di base, nel 700, la birra era un alimento importante nell’alimentazione quotidiana e si produceva soprattutto nei monasteri.
Nell’antichità, dove l’alimentazione era per lo più a base di cereali quindi di carboidrati, l’alcol ottenuto dalle loro fermentazione veniva considerato un alimento sia come apporto di liquidi sia perché in grado di fornire calorie.
Le bevande alcoliche hanno avuto anche un importante ruolo nelle pratiche religiose di moltissimi popoli, dal Mescal utilizzato nelle civiltà precolombiane, al vino utilizzato in Grecia dove divenne elemento centrale in molti rituali sacri e a Roma con la mitologia di Dionisio e di Bacco cui erano dedicate apposite feste religiose.
La vite e il vino hanno un ruolo centrale nella religione cristiana: la tradizione legata a Noè, il vino come sangue di Cristo, i membri della Chiesa come tralci. Nella tradizione ebraica il vino è simbolo della festa e segno di alleanza fra Dio e il popolo eletto.
Il fatto che per 10000 anni in occidente birra e vino sono state le principali bevande consumate, sono esistite leggi per regolarne il consumo e condannarne l’abuso.
Nel Corano ci sono accenni di condanna all’abuso dell’alcol e su questi accenni alcune società islamiche hanno costruito la proibizione e la condanna sia religiosa che legislativa. Anche nella Bibbia se ne biasima l’abuso.
In quasi 3000 anni di storia, nel mondo occidentale, nonostante i forti sconvolgimenti politici e religiosi, non ci furono grandi cambiamenti circa il consumo dell’alcol e l’atteggiamento nei suoi confronti finché nel 1400 appare per la prima volta il termine acquavite grazie all’opera di un medico padovano che descrive in termini dettagliati l’uso della serpentina per ricavarne il distillato.
Questo procedimento che concentra e circoscrive la quantità di etanolo nelle bevande mise in risalto quali fossero gli effetti negativi di un eccessivo dosaggio di alcol.
La scoperta della distillazione provoco’ la prima importante trasformazione qualitativa e quantitativa nel consumo di alcol da parte dell’uomo. Erano trascorsi 9000 anni dall’introduzione della fermentazione e della viticoltura. Fatto forse ancor piu’ importante, la distillazione segno’ il passaggio dalla birra e dal vino, come elementi nutritivi, al consumo di alcol in tali quantita’ nocive da richiamare l’attenzione sull’uso dell’alcol stesso. La distillazione forni’ insomma il vero e proprio metro di valutazione dell’abuso di alcol e dei suoi effetti negativi.