Il gioco d’azzardo rappresenta un comportamento estremamente diffuso, tollerato e anche socialmente incentivato.
L’Italia è, infatti, il terzo paese al mondo dopo Giappone e Regno Unito per volume di gioco, ma, per spesa pro-capite, l’Italia ha il primato mondiale (oltre 500€ a persona) e, in regioni quali Sicilia, Campania, Sardegna e Abruzzo, le famiglia investono in gioco d’azzardo il 6,5% del proprio reddito.
Tra il 2003 e il 2010 il volume del gioco d’azzardo in Italia ha avuto un andamento crescente, a ritmi che non hanno ceduto affatto alla crisi economica: se nel 2007 si sono spesi per il gioco 42 miliardi, nel 2011 se ne sono spesi più di 75.
Il trend di crescita del gioco autorizzato nel nostro Paese e’ sicuramente attribuibile anche agli impulsi generati dalle manovre economiche.
E’ importante rilevare infatti che si e’ passati dalle 3 occasioni di gioco autorizzato alla settimana degli inizi degli anni ‘90 con Totocalcio, Lotto e scommesse ippiche, alle 15 occasioni di gioco nel 2006: 10 settimanali, oltre alle lotterie istantanee, alle sale bingo, alle slot machines (con circa 200.000 apparecchi diffusi in tutto il territorio nazionale), sale scommesse (1.400) e scommesse online con carte prepagate.
Lo sviluppo sociale del problema del gioco d’azzardo è stato quindi favorito anche dalle crescenti possibilità di scelta tra una vasta gamma di tipologie di gioco, ormai sempre più legalizzate, che riescono a rispondere alle simpatie dei giocatori con diverse propensioni e con differenti personalità. Così i giocatori d’azzardo vanno dagli amanti della trasgressione da gran salone, come quella dei giochi da Casinò e delle slot-machine, agli appassionati dei videogiochi che si lasciano conquistare dai sempre più diffusi videopoker, agli appassionati dei giochi d’azzardo popolari, come le lotterie, il gioco di numeri e di schedine, fino al Bingo, la moderna trasformazione del gioco della tombola, che riesce a conquistare anche interi gruppi grazie al suo profondo legame con il vissuto di una concessa usanza festiva a dimensione familiare.
LE CATEGORIE DI GIOCATORI
Il gioco d’azzardo patologico (GAP) è una delle prime forme di dipendenza senza droga studiate che ha ben presto attratto l’interesse della psicologia e della psichiatria e si configura come un problema caratterizzato da una graduale perdita della capacità di autolimitare il proprio comportamento di gioco, che finisce per assorbire, direttamente o indirettamente, sempre più tempo quotidiano, creando problemi secondari gravi che coinvolgono diverse aree della vita.
Lungo il continuum tra gioco d’azzardo ricreativo e gioco patologico, in relazione alle motivazioni che sembrano determinare e accompagnare il gioco d’azzardo, sono state distinte le seguenti tipologie di giocatori:
- Il giocatore sociale che è mosso dalla partecipazione ricreativa e considera il gioco come un’occasione per socializzare e divertirsi e sa governare i propri impulsi distruttivi;
- Il giocatore problematico in cui, pur non essendo presente ancora una vera e propria patologia attiva, presenta problemi sociali da cui sfugge o a cui cerca una soluzione attraverso il gioco;
- Il giocatore patologico in cui la dimensione del gioco è ribaltata in un comportamento distruttivo che è alimentato da altre serie problematiche psichiche;
- Il giocatore patologico impulsivo/dipendente in cui i gravi sintomi che sottolineano il rapporto patologico con il gioco d’azzardo sono talvolta più centrati sull’impulsività e altre volte sulla dipendenza.
Un giocatore dipendente è una persona in cui l’impulso per il gioco diviene un bisogno irrefrenabile e incontrollabile, al quale si accompagna una forte tensione emotiva ed una incapacità, parziale o totale, di ricorrere ad un pensiero riflessivo e logico.
Lo stato mentale di un giocatore patologico è pertanto estremamente diverso da quello di un giocatore anche assiduo non patologico e si caratterizza per il raggiungimento di uno stato similare alla sbornia, con una modificazione della percezione temporale, un rallentamento o perfino blocco del tempo, che nasce da una tendenza a raggiungere uno stato alterato di coscienza completamente assorbito fino ad uno stato di estasi ipnotica, dal gioco. Talvolta questa condizione della mente è favorita da un reale consumo di alcolici o di altre sostanze, associato al gioco, che alimenta la perdita di controllo della propria condotta.
In generale, secondo i criteri classificatori tradizionali della psichiatria, possiamo sintetizzare che siamo in presenza di Gioco d’Azzardo Patologico quando esiste un comportamento persistente, ricorrente e disadattativo di gioco d’azzardo”, intendendo in quest’ultimo caso che il gioco è in grado di avere delle pesanti ricadute negative sulla vita personale, sociale e lavorativa del giocatore.
Si può parlare di una vera e propria “dipendenza dal gioco d’azzardo” se sono presenti sintomi di tolleranza, come il bisogno di aumentare la quantità di gioco, sintomi di astinenza, come malessere legato ad ansietà e irritabilità associati a problemi vegetativi o a comportamenti criminali impulsivi e sintomi di perdita di controllo manifestati attraverso incapacità di smettere di giocare. Se prevalgono altri sintomi maggiormente legati al deficit nel controllo degli impulsi, il comportamento di gioco patologico impulsivo va ricondotto soprattutto ad un problema in quest’area, senza che si possa necessariamente parlare di dipendenza.
COSA DICONO I MANUALI DIAGNOSTICI
Il disturbo da gioco d’azzardo patologico e i disturbi correlati a sostanze presentano nella loro sintomatologia numerose analogie, infatti,nel DSM-V (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) il disturbo da gioco d’azzardo è inserito all’interno dei disturbi correlati a sostanze e disturbi da addiction. Il motivo per spostare un disturbo comportamentale in questa parte del DSM-V include prove scientifiche che indicano che il gioco d’azzardo attiva aree del cervello simili ai sistemi di ricompensa cerebrali che sono attivati dalle sostanze. La perdita di controllo è, per esempio, esperienza comune sia ai soggetti tossicodipendenti sia ai giocatori problematici, come anche il craving, classificabile come desiderio molto forte nei confronti di una sostanza, un oggetto o un comportamento. Esso viene inizialmente vissuto come un impulso che fornisce effetti altamente benefici al soggetto. In una fase successiva il soggetto è assorto sempre più ripetutamente dall’azione compulsiva: il craving è sempre più intenso sia per la mera ricerca di piacere sia per allontanare stati disforici (noia, ansia, depressione, ecc.). I ritmi di abuso si fanno poi serrati e compaiono i primi sintomi da sindrome da astinenza dovuti ai tentativi di esercitare l’autocontrollo. Nel tentativo di resistere al craving si nota l’incapacità dell’individuo di controllare l’impulso. Il dipendente riuscirà a frenarsi solo per breve tempo e tornerà repentinamente ad indulgere nel comportamento distruttivo. L’illusione di potere e l’esaltazione iniziale cedono il passo alla constatazione dell’incapacità di controllarsi. In questi momenti sono presenti tutti i sintomi tipici della crisi d’astinenza quali irritabilità,ansietà,insonnia,sudorazione,tremori,ecc.
Il concetto di tolleranza descrive la reazione psico-fisica che impone l’aumento delle dosi dell’oggetto della dipendenza o del comportamento. Essa non è sempre presente con continuità ma può andare a sbalzi alternando momenti di maggior controllo e aumentando improvvisamente.
Molti studi riportano un incidenza di gioco d’azzardo patologico da otto a dieci volte maggiore in pazienti alcol-dipendenti rispetto alla popolazione generale. Tra il gioco d’azzardo e l’alcolismo esistono molte affinità. Spesso il bere e l’assunzione di droghe accompagna il gioco d’azzardo. La presenza di patologie relative al gioco d’azzardo, pone questi pazienti ad un maggior rischio di ricadute nell’alcol (in molti casinò le bevande alcoliche sono distribuite gratuitamente) e allo stesso modo li espone al pericolo di un mutamento di dipendenza. E’ possibile, infatti, che i giocatori sostituiscano lo “stato” che deriva dall’assunzione di alcol, con quello provocato dall’azione del gioco d’azzardo.
Somiglianze forti tra l’alcol-dipendenza e il gioco d’azzardo patologico riguardano la progressività del disturbo, la perdita del controllo, che può essere periodica o continua, la continuazione del comportamento di dipendenza nonostante le conseguenze negative e spesso disastrose sulla qualità della vita. I giocatori d’azzardo associano più facilmente l’uso di alcol alla vincita piuttosto che alla perdita. Le vincite al gioco sembrano rafforzare l’uso di bevande alcoliche e ciò spiega perché gioco d’azzardo e alcolismo spesso sembrano andare di pari passo. Chi beve anche moderate quantità di alcol mentre gioca d’azzardo, tende a giocare più a lungo, spendere più soldi e correre maggiori rischi rispetto a chi non beve. Le ricerche affermano che l’uso di alcol diminuisce la percezione della soglia di rischio.
Riferimenti bibliografici
- A cura di Rigliano, P.; “Indipendenze. Alcol e cibo, farmaci e droghe, comportamenti di rischio e d’azzardo: la relazioni di dipendenza”. Edizioni Gruppo Abele, 1998, Torino
- L.W. Reichenberg, “DSM-5: l’essenziale”. Raffaello Cortina Editore, 2015, Milano
- CESTEP – Dipendenza da alcol/
- http://www.dire.it/HOME/gioco_dazzardo.php?c=9831&m=3&l=it