L’alcol e gli anziani

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Il problema degli anziani e alcol rappresenta un tema di rilevante importanza sociale e sanitaria.

Il consumo di alcol negli anziani sovente è un problema nascosto anche perché si tende a ignorare i segni di un’assunzione dannosa e a confonderli con i sintomi generici dell’invecchiamento. Gli anziani (65 anni e più) che consumano in modo non moderato sono circa 2 milioni e 915 mila (il 42,9% dei maschi e il 10,7% delle femmine), i quali consumano alcol quotidianamente eccedendo le raccomandazioni, spesso mantenendo comportamenti acquisiti nel corso della vita, non consapevoli degli aumentati rischi per la salute dovuti all’avanzare dell’età.

Gli anziani di 65 anni ed oltre rappresentano sicuramente una delle fasce di popolazione in cui i comportamenti a rischio sono più diffusi (il 44,3% degli uomini contro l’11,4% delle donne).

Anziani

CARATTERISTICHE DEL CONSUMO ALCOLICO NELLA POPOLAZIONE ANZIANA

Modelli di consumo

Il modello di consumo degli anziani è di tipo essenzialmente tradizionale, caratterizzato cioè dal bere vino durante i pasti. Per questo motivo, in queste fasce di popolazione il tipo prevalente di comportamento a rischio è pressoché coincidente con un consumo giornaliero non moderato soprattutto durante il pasto (63,7% degli uomini e 83,9% delle donne). La presenza molto elevata di anziani tra i consumatori a rischio va anche messa in relazione alla possibile non conoscenza da parte di questo segmento di popolazione della quantità di alcol da consumare senza incorrere in rischi per la salute. Gli anziani probabilmente mantengono comportamenti acquisiti nel corso della vita, non consapevoli degli aumentati rischi per la salute all’avanzare dell’età.
Infatti, le unità alcoliche considerate a rischio sono superiori alle 4 per i maschi e superiori alle 2 per le femmine fino a 64 anni, e si abbassano a più di 1 dai 65 anni in poi.

È comunque importante sottolineare il trend discendente che si osserva negli ultimi anni della quota di popolazione di 65 anni e oltre con un consumo giornaliero non moderato di bevande alcoliche (più di 1 unità al giorno).

Tra il 2003 e il 2010 si passa dal 49,8% al 44,3% per gli uomini di ultra 65enni e dal 13% all’11,4% per le donne della stessa età.

Per le persone anziane di 65 anni e oltre le soglie proposte indicano come consumo giornaliero non moderato quello che eccede l’ unità alcolica al giorno (12 gr. al giorno, pari ad un bicchiere di vino).

Tipologie di bevitori

Gli alcolisti anziani vengono suddivisi in due categorie sulla base dell’epoca in cui si presume sia iniziato l’abuso alcolico:

Alcolisti precoci (“Earlyonset drinkers”) sono detti coloro che hanno iniziato a bere in modo inadeguato nell’età giovanile e adulta.
Alcolisti tardivi (“Lateonset drinkers”) sono definiti quegli anziani che non provengono da precedenti abusi e che iniziano a bere in modo inadeguato quando sono già in età avanzata. Li abbiamo menzionati come bevitori tardivi o, anche, come bevitori reattivi perchè eccedono in risposta a fattori disturbanti, insiti in una realtà esistenziale cui non sanno adeguarsi.

Secondo la letteratura circa i 2/3 degli alcolisti anziani appartengono al primo sottogruppo. Gli appartenenti alla categoria alcolisti tardivi chiedono all’alcol un “aiuto” contro i quotidiani e numerosi problemi della vecchiaia e, in particolare, cercano di utilizzarne gli effetti sedativi, antidepressivi e disinibenti. Esiste una significativa correlazione statistica tra depressione psichica ed alcolismo, quando l’anziano è portato a sperimentare tipiche sensazioni di perdita quali la morte del coniuge, la mancanza di salute, la diminuzione del vigore fisico, la carenza del supporto familiare e la privazione del ruolo sociale e produttivo.
Gli alcolisti tardivi sono quindi anziani che non hanno alterazioni significative della personalità, ma soffrono per lo più di un notevole disagio psicosociale e riconoscono uno o più eventi esistenziali che hanno preceduto e scatenato l’inizio dell’abuso alcolico. Forte è il rischio d’abuso alcolico nel periodo del post-pensionamento, l’anziano avverte smarrimento di fronte al dilatarsi delle giornate e alla perdita di un ruolo sociale, spesso determinante e non commutabile dell’esistenza. Altri fattori correlati alla perdita del lavoro sono il trasferimento dell’ambiente di vita, con perdita dei punti di riferimento abituali, l’eventuale istituzionalizzazione in case di ricovero, la solitudine affettiva.
In linea generale questi soggetti non sono mai grandi etilisti, non bevono cioè in maniera smodata ed esorbitante, ma bevono in modo continuo e con una certa regolarità, quasi ingerissero un farmaco in dosi refratte.
Gli alcolisti tardivi, i cui bisogni sono primariamente sociali, tendono a mascherare e a nascondere la loro consuetudine per una sorta di pudore che impedisce loro di rivolgersi ad altri (medico compreso) per chiedere un aiuto diverso da quello che hanno trovato nell’alcol.

Alcol e anziani: I rischi

L’assunzione di alcol da parte degli anziani è molto pericoloso dal punto di vista fisico, l’anziano infatti riporta una maggiore “vulnerabilità”, dovuta a un drastico mutamento fisiologico e metabolico e dunque ad una minore capacità di metabolizzazione dell’alcol assunto. Questo aspetto è spesso ignorato dall’anziano e ancor meno comunicato dal personale sanitario al paziente. Ci sono numerose malattie, non solo epatiche o gastroenterologiche, ma anche connesse alla presenza di deficit cognitivi, oltre a una lista di ben 60 malattie indicate dall’OMS tra cui dodici tipi di tumori maligni, che rappresentano una forte controindicazione all’assunzione di alcol anche in quantità minima. Inoltre, il consumo di alcol andrebbe evitato in concomitanza con l’assunzione di farmaci comuni tra cui antidolorifici, antibiotici, prodotti per l’insonnia e psicofarmaci.

Le aree di rischio correlate ad un abuso/dipendenza da sostanze alcoliche comprendono il pericolo di cadute con successive fratture, l’insorgere di deficit cognitivi, la malnutrizione e le conseguenze derivanti dall’interazione tra alcol e farmaci. Le cadute di una certa gravità riguardano circa un terzo di tutti i soggetti in età geriatrica, sono soprattutto le donne a correre i rischi maggiori, considerando l’alta percentuale di osteoporosi legata al sopraggiungere della menopausa. In questi soggetti alcolisti la predisposizione alla frattura invalidante (soprattutto femore ed anca) è aggravata dalla riduzione del riflesso di protezione, una alterazione della psicomotricità caratteristica degli ultrasettantenni, accentuata dall’abuso alcolico.
Per quanto riguarda invece l’insorgere di deficit cognitivi l’abuso di alcol può provocare un certo grado di atrofia cerebrale con conseguenti deficit nella percezione visiva, nel pensiero astratto, nell’apprendimento e nella memoria a breve termine.
L’abuso alcolico è pertanto da considerare un fattore d’invecchiamento prematuro, sia dal punto di vista fisico che psichico. Un’altra area di rischio importante per l’alcolista tardivo (anziano che ha iniziato a bere in età avanzata) è la malnutrizione, spesso questi individui sono dispeptici (sofforno di cattiva digestione), gastropatici o inappetenti. Vivono in ristrettezze economiche, candidandosi ad una alimentazione scarsa ed inadeguata (ipoalimentazione).
Inoltre gli anziani sono grandi consumatori di medicinali (in media 4 diverse specialità/die), e l’alcol è in grado di accelerare o rallentare l’effetto del farmaco, intervenendo soprattutto sull’azione epatica. L’alterazione può far emergere un insieme di effetti indesiderati e imprevisti, tanto più pericolosi quanto più coinvolgono il Sistema Nervoso Centrale, aumentando il rischio di incidenti e cadute.
Da quanto sopra enunciato appare dunque importante prevedere programmi educazionali per una migliore preparazione al pensionamento ed all’uso creativo del tempo libero, tali attività infatti possono incidere positivamente già a livello di prevenzione primaria, mentre semplici interventi di socializzazione e psicogeriatria risultano efficaci nell’aiutare l’anziano alcolista tardivo ad affrontare con successo le cause che hanno provocato l’inizio dell’abuso.
A tale proposito va evidenziato il Progetto “VINTAGE, Good health into older age”, finanziato nel 2009 dalla Commissione Europea. Tale progetto consiste in un insieme di attività di revisione della letteratura scientifica sulla tematica alcol e anziani e in attività di rilevazione di programmi, progetti e best practice in tutta Europa. Gli esperti coinvolti hanno valutato le priorità da perseguire a livello europeo tramite azioni di Public Health finalizzate a ridurre l’impatto alcol-correlato negli ultra 65enni”. Nell’ambito del Progetto, un gruppo di lavoro costituito da esperti di fama internazionale ha prodotto un report scientifico curato dal coordinatore europeo, Emanuele Scafato, e da Peter Anderson, consulente scientifico nel settore della ricerca alcol-correlata e autore dell’European Report on Alcohol che ha generato la Strategia Comunitaria sull’Alcol oggi vigente. VINTAGE ha promosso una serie di survey negli Stati membri, coinvolgendo oltre 400 esperti e referenti ufficiali delle strutture governative, non-governative, del settore sociosanitario, della ricerca e della prevenzione.
Per una visione dettagliata del progetto si rimanda al sito dell’Istituto Superiore di Sanità (http://www.iss.it/).