L’assunzione di alcol da parte degli anziani è molto pericoloso dal punto di vista fisico, l’anziano infatti riporta una maggiore “vulnerabilità”, dovuta a un drastico mutamento fisiologico e metabolico e dunque ad una minore capacità di metabolizzazione dell’alcol assunto. Questo aspetto è spesso ignorato dall’anziano e ancor meno comunicato dal personale sanitario al paziente. Ci sono numerose malattie, non solo epatiche o gastroenterologiche, ma anche connesse alla presenza di deficit cognitivi, oltre a una lista di ben 60 malattie indicate dall’OMS tra cui dodici tipi di tumori maligni, che rappresentano una forte controindicazione all’assunzione di alcol anche in quantità minima. Inoltre, il consumo di alcol andrebbe evitato in concomitanza con l’assunzione di farmaci comuni tra cui antidolorifici, antibiotici, prodotti per l’insonnia e psicofarmaci.
Le aree di rischio correlate ad un abuso/dipendenza da sostanze alcoliche comprendono il pericolo di cadute con successive fratture, l’insorgere di deficit cognitivi, la malnutrizione e le conseguenze derivanti dall’interazione tra alcol e farmaci. Le cadute di una certa gravità riguardano circa un terzo di tutti i soggetti in età geriatrica, sono soprattutto le donne a correre i rischi maggiori, considerando l’alta percentuale di osteoporosi legata al sopraggiungere della menopausa. In questi soggetti alcolisti la predisposizione alla frattura invalidante (soprattutto femore ed anca) è aggravata dalla riduzione del riflesso di protezione, una alterazione della psicomotricità caratteristica degli ultrasettantenni, accentuata dall’abuso alcolico.
Per quanto riguarda invece l’insorgere di deficit cognitivi l’abuso di alcol può provocare un certo grado di atrofia cerebrale con conseguenti deficit nella percezione visiva, nel pensiero astratto, nell’apprendimento e nella memoria a breve termine.
L’abuso alcolico è pertanto da considerare un fattore d’invecchiamento prematuro, sia dal punto di vista fisico che psichico. Un’altra area di rischio importante per l’alcolista tardivo (anziano che ha iniziato a bere in età avanzata) è la malnutrizione, spesso questi individui sono dispeptici (sofforno di cattiva digestione), gastropatici o inappetenti. Vivono in ristrettezze economiche, candidandosi ad una alimentazione scarsa ed inadeguata (ipoalimentazione).
Inoltre gli anziani sono grandi consumatori di medicinali (in media 4 diverse specialità/die), e l’alcol è in grado di accelerare o rallentare l’effetto del farmaco, intervenendo soprattutto sull’azione epatica. L’alterazione può far emergere un insieme di effetti indesiderati e imprevisti, tanto più pericolosi quanto più coinvolgono il Sistema Nervoso Centrale, aumentando il rischio di incidenti e cadute.
Da quanto sopra enunciato appare dunque importante prevedere programmi educazionali per una migliore preparazione al pensionamento ed all’uso creativo del tempo libero, tali attività infatti possono incidere positivamente già a livello di prevenzione primaria, mentre semplici interventi di socializzazione e psicogeriatria risultano efficaci nell’aiutare l’anziano alcolista tardivo ad affrontare con successo le cause che hanno provocato l’inizio dell’abuso.
A tale proposito va evidenziato il Progetto “VINTAGE, Good health into older age”, finanziato nel 2009 dalla Commissione Europea. Tale progetto consiste in un insieme di attività di revisione della letteratura scientifica sulla tematica alcol e anziani e in attività di rilevazione di programmi, progetti e best practice in tutta Europa. Gli esperti coinvolti hanno valutato le priorità da perseguire a livello europeo tramite azioni di Public Health finalizzate a ridurre l’impatto alcol-correlato negli ultra 65enni”. Nell’ambito del Progetto, un gruppo di lavoro costituito da esperti di fama internazionale ha prodotto un report scientifico curato dal coordinatore europeo, Emanuele Scafato, e da Peter Anderson, consulente scientifico nel settore della ricerca alcol-correlata e autore dell’European Report on Alcohol che ha generato la Strategia Comunitaria sull’Alcol oggi vigente. VINTAGE ha promosso una serie di survey negli Stati membri, coinvolgendo oltre 400 esperti e referenti ufficiali delle strutture governative, non-governative, del settore sociosanitario, della ricerca e della prevenzione.
Per una visione dettagliata del progetto si rimanda al sito dell’Istituto Superiore di Sanità (http://www.iss.it/).